Costituzione della Repubblica Italiana.
Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
In ufficio oggi siamo presenti in 15. Considerando che la struttura conta (più o meno) 40 persone, siamo in tanti per essere un giorno - sulla carta - festivo.
Festeggiamo il 150° anniversario dell'unità di Italia tenendo fede alla Costituzione. Nessun obbligo di presenza, ma comunque siamo qua. Si capisce che è un giorno "non lavorativo" da tanti fattori, prima di tutto non stanno squillando i telefoni (ebbene si, i nostri clienti - almeno gli uffici amministrativi - non lavorano nei giorni di festa), inoltre tutti i presenti indossano jeans e scarpe da ginnastica: un outfit di questo genere si può vedere solo in rare occasioni (il 31 dicembre, il 14 agosto... e ovviamente al sabato).
Non è un atto di protesta o altro... purtroppo è una costante: quelli che per tutti sono giorni di festa, per me e per molti miei colleghi sono solo un miraggio.
L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro e questo è un principio che i miei responsabili rispettano fermamente. Non incolpo solo la struttura: chi decide di lavorare dove lavoro sa quello a cui va incontro. Spesso credo che ci sia, fondamentalmente, qualcosa di sbagliato in me e nei miei colleghi (o in chiunque decida di lavorare dove lavoro) non solo perché accettiamo questa prassi dal resto del mondo ritenuta assurda (lavorare sabato, domenica e giorni festivi è solo la punta dell'iceberg del sistema), ma perché spesso la giustifichiamo.
Vorrei sottolineare che non sono un medico e nemmeno un addetto alla sicurezza nazionale. Il mio lavoro non è classificabile nella categoria "devi essere reperibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7 altrimenti esplode il mondo".
Eppure lavoro mediamente 12 ore al giorno 5 giorni la settimana. I sabati e le domeniche in cui non ho acceso il PC si contano sulle dita di una mano. Ciò che per gli altri è una cosa normale (ad esempio fissare un appuntamento al cinema con gli amici in un giorno settimanale per le ore 22.00 e riuscire effettivamente a presentarsi), per me sono piccole conquiste.
Chiamare questo fenomeno "dedizione" o "spirito di sacrificio" non rende l'idea. Non è "encomiabile" uscire dall'ufficio (alle 21.00 o più tardi, non alle 18.00) e portarsi a casa il lavoro. E' quello che ci si aspetta che facciamo.
Molti di noi riescono a "passare a miglior vita" (non necessariamente lavorano 8 ore al giorno, ma semplicemente possono prendersi un giorno di ferie senza avere la necessità di tenere il cellulare sotto mano... "nel caso in cui ci sia un'emergenza in ufficio"), ma la cosa triste è che qualcuno poi torna sui suoi passi.
Quindi eccomi qua, seduta alla mia scrivania in questo giorno di festa, sforzandomi di ignorare gli sms che ricevo ("ehi ci sei stasera?", "ma sei sempre in ufficio", "ma davvero sei a lavoro?") da persone che non capiscono e non possono capire - non è cattiveria, solo chi ci è passato può davvero comprendere in fondo cosa significa - e sentendomi felice perché "ma si, se non ci sono casini, oggi forse riesco a staccare alle 18.00!!"